|   Opere 
incerte o perdute di Filippo Brunelleschi, il 'proto rinascimento' fiorentino  «I suoi 
              capitelli a "foglie d'acqua" sono eseguiti nello stile 
              della cerchia di Michelozzo e possono datarsi tra il 1415 agli anni 
              '50 »   H. Saalman 1965 Nel 
              1834, in un’epoca di forte espansione e trasformazione di Firenze, 
              veniva inaugurato nella centralissima via Calzaiuoli il “Bazar 
              Bonajuti”, edificio interamente destinato al commercio, 
              realizzato sull’esempio degli allora nascenti grandi magazzini europei, 
              progettato e costruito dall’architetto Telemaco Bonajuti, figlio 
              di Carlo, mercante fiorentino. Il Bazar fu realizzato destinando 
              ad un unico uso l’intero isolato compreso fra via Calzaiuoli 
              (allora via dei Pittori), sulla quale si affacciava l’ingresso principale, 
              via del Corso, via dei Cerchi, via dei Tavolini."  
 "Il 
              progetto consisteva nel valorizzare l’intero isolato, creando diversi 
              percorsi possibili tra le botteghe che occupavano l’edificio e offrendo 
              un punto di raccolta e di attrazione al flusso dei visitatori, costituito 
              dalla navata centrale rettangolare coperta interamente da un tetto 
              absidato a due spioventi realizzato in ferro e vetro. Questo grande 
              spazio centrale, descritto dalle guide dell’epoca come “un gran 
              piazzale coperto di cristalli”, era percorso sulle pareti da un 
              ballatoio al quale si accedeva tramite due scale a ferro di cavallo. 
              In questo magazzino, come in un bazar, si potevano trovare merci 
              di tutti i tipi, dall’abbigliamento alla cancelleria, dai profumi 
              alla tappezzeria. Nel 1887, i fratelli Papalini inaugurarono nel 
              medesimo spazio il “Grande Emporio Duilio”, e dopo alcuni passaggi 
              di proprietà ed un generoso ampliamento nel 1907, fu inaugurato 
              il “Duilio 48?, formula commerciale che si protrasse per quasi tutto 
              il secolo fino all’acquisto nel 1988 da parte della COIN, che ha 
            condotto al recente recupero e ristrutturazione dei giorni nostri."  "Oggi 
              il centro commerciale, che ha il suo ingresso principale in via 
              Calzaiuoli, ma anche accessi nelle altre vie che circondano l’isolato, 
              si estende per 2400 mq ed è diviso su tre piani. Al piano terreno 
              è stata ricreata la “piazza” coperta che distribuisce e diventa 
              punto di riferimento per i vari spazi laterali. La ristrutturazione 
              è stata ettettuata con grande cura e attenzione, partendo 
              dal recupero dalla copertura in vetro e acciaio, sostituita comunque 
              da una struttura tecnologicamente avanzata, oscurata durante la 
              gestione “Duilio 48? da un controsoffitto. La scelta dei progettisti 
              è stata quella di integrare con un arredamento funzionale alle esigenze 
              commerciali uno spazio storicamente rilevante, creato sulle 
              basi dell’antica chiesa di San Bartolomeo, eretta nell’Xl 
              secolo e ridotta ad uso secolare nel 1768, o il Palazzo di 
              Apollonio Lapi in via del Corso, del quale sono ancora 
              visibili due colonne ottagonali con capitello a foglie d’acqua, 
              databili tra il 1415 e il 1450." "Per 
              ricreare l’effetto della piazza urbana, i progettisti hanno 
              scelto di utilizzare diffusamente, per le pavimentazioni del magazzino, 
              la pietra serena, in continuità con la tipica pavimentazione per 
              esterni riscontrabile nelle vie adiacenti. Vi sono all’interno dell’edificio 
              molteplici esempi di pavimentazione, con finiture diverse, dalla 
              lastra levigata e posata a 45 gradi, alla lastra scabra utilizzata 
              per creare disegni di pavimentazione nella zona della “piazza” dove 
              si trova l’ascensore panoramico. Vi sono poi alcuni interventi particolari 
              che riguardano la realizzazione dei collegamenti verticali. Il primo 
              è costituito dalla scala principale di accesso ai vari piani, gli 
              altri, diffusi nei vari ambienti, meno appariscenti, ma curati nei 
              dettagli e nella realizzazione. La scala centrale è costituita da 
              una struttura in acciaio realizzata con travi IPE di diverse 
              dimensioni e protetta da una ringhiera, sempre in profilati di acciaio, 
              che sorregge il corrimano. I gradini sono realizzati da lastre di 
              pietra serena, scabre e quindi antiscivolo, di spessore di circa 
              7 centimetri, In questo caso la scala, grazie alla struttura portante, 
              rende l’intorno trasparente e permeabile allo sguardo. L’immagine 
              complessiva è certamente “contemporanea”, ma il calore e la forza 
              della pietra contribuiscono ad integrare questo elemento con l’intero 
              ambiente. Per superare un piccolo dislivello nella zona che conduce 
              agli uffici, è stata realizzata una scala composta da tre gradini, 
              anch’essa in pietra serena. Significativo in questo caso il tipo 
              di lavorazione del gradino curvo, che raccorda la zona di accesso 
              con le pareti verticali. Realizzato da un unico blocco di materiale 
              lapideo ha richiesto certamente un’attenta lavorazione per ottenere 
              l’effetto architettonico voluto dal progettista." 
                 Prof. 
Arch. Franco Montanari - in "Materia della città" 
- settembre 2006.   |